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Angelo Panebianco (politologo): «Di chi è la colpa della dipendenza dell’Europa dalla Russia?»

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Sul Corriere della Sera Angelo Panebianco si chiede come abbia fatto l’Europa a diventare così dipendente dalla Russia per l’energia e non soltanto. Come mai a coloro che, per conto di pubblici poteri e di imprese private, hanno alimentato per anni e anni l’interscambio con la Russia, non sia mai venuto il sospetto di avere infilato la testa nella bocca del leone.

C’è un problema che riguarda l’intera Europa e ci sono le specificità nazionali. Con riguardo alle quali possiamo dire che il caso italiano fa storia a sé. Come in altri momenti del passato, l’Italia si rivela l’anello debole della catena occidentale.

Ci sono varie cause alla base della dipendenza europea dalla Russia. Innanzitutto la geografia: avere buoni rapporti con un vicino così ingombrante era rassicurante per l’Europa occidentale. Poi la convenienza: gli affari erano davvero buoni.

Per il prezzo di petrolio e gas. L’errore, però, è stato credere che fosse sufficiente un’elevata interdipendenza economica perché i problemi politici e geopolitici scomparissero. Pensare che i rapporti che le società aperte e democratiche intrattengono con una grande potenza autocratica abbiano gli stessi effetti di quelli che tali società intrattengono fra loro. Da questa concezione errata discendono gli sbagli commessi dall’Occidente.

Per quanto riguarda l’Italia, il nostro Paese è da sempre attraversato da robuste correnti antioccidentali, di destra e di sinistra, afflitto da un antiamericanismo tenace e dotato di proprietà camaleontiche, cucinato in varie salse politiche.

Ne consegue l’ostilità (minoritaria ma tutt’altro che irrilevante) alla Nato, un sentimento «trasversale», presente a destra e a sinistra, nonché in settori consistenti del mondo cattolico.

È il «di più» che abbiamo rispetto ad altri Paesi europei e che ha contribuito ad accentuare la nostra dipendenza (psicologica prima ancora che economica) dalla Russia e la nostra conseguente vulnerabilità.

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